L’Area Risorse Mobiliari e
Immobiliari dell’UniCal ha deciso di attaccare in maniera diretta uno spazio
che ha abbandonato anni fa, e che un gruppo di studenti ha ripitturato,
riqualificato e reso disponibile a tutte e tutti.
Questo accade nell’anno in cui
l’UniCal vive probabilmente le maggiori contraddizioni da quando è nata. In
estate lo scoppio dell’inchiesta “110 e lode” ha fatto emergere una consolidata
prassi clientelare, di cui molti studenti avevano sentore; questo perché
favori, favoritismi e corsie preferenziali sono all’ordine del giorno nel
nostro Campus, e creano differenze tra gli studenti.
Con trasversali conoscenze di
qualche losco burocrate, o di qualcuno dei fantocci elettorali delle
associazioni studentesche, lo studente può avere accesso ad alloggi in tempo
record, tesserini mensa “esenti”, concessioni di spazi universitari per
iniziative e feste di dubbio valore sociale e culturale.
Tutti gli altri devono attendere
mesi per l’assegnazione di alloggi cui hanno diritto, pagare sempre di più per
un servizio mensa che già pagano con tasse in continuo aumento, e, come
dimostra ancora una volta l’attacco alle “aulette” 40 e 41 del polifunzionale,
non hanno il diritto di incontrarsi e organizzarsi in spazi autogestiti.
Tutto questo mentre l’Università
vive il caos della riorganizzazione imposta dalla riforma Gelmini, con la
riscrittura dello Statuto e l’accorpamento di Facoltà e Dipartimenti, in un processo
decisionale totalmente blindato.
Chiaramente chi amministra l’UniCal
in maniera autoritaria da 15 anni è poco avvezzo ai processi di vera
partecipazione democratica e di confronto.
Questi sono processi che vivono
invece nelle aulette, oggi minacciate di sgombero da fantomatici lavori di
restauro; sappiamo che dietro il pretesto dei lavori, per i quali non esiste
tra l’altro alcun bando pubblico, si cela un intento tutto politico: un attacco
alla libera espressione di studenti e studentesse.
Come un anno fa, quando dal
rettorato partirono gli ordini di sgomberare quegli spazi liberati che facevano
vivere il Campus al di fuori della routine dell’esamificio, emerge la volontà
di impedire la maturazione di quella coscienza critica, quella voglia di
migliorare la società, che l’Università dovrebbe coltivare, ma che invece
ostacola nel tentativo di mantenere lo status
quo, reprimendo chi si allontana troppo dal già tracciato sentiero dell’università-azienda.
Temiamo che l’intenzione
autentica di quest’amministrazione sia di chiudere le aulette o, peggio, di
appaltarle all’ennesima attività commerciale, sottraendo una volta di più
luoghi di libera aggregazione a studenti e studentesse.
Per questi motivi invitiamo tutti
coloro i quali abbiano a cuore la libertà di critica e di dissenso, l’agibilità
di discorsi politici antitetici al pensiero dominante, la sperimentazione di
forme diverse e alternative di partecipazione e auto-formazione all’interno
dell’ateneo, a sottoscrivere quest’appello per fermare l’ennesimo atto
repressivo perpetrato ai danni degli studenti e delle studentesse dalla mano di
un rettore che ha già troppe volte dimostrato quanto non comprenda la parola democrazia,
quanto offenda il sapere come fondamentale elemento della formazione e della
dignità di ogni singolo individuo.
8 novembre 2012 Laboratorio
Sociale Autogestito Assalto
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